L'amministrazione Obama (premio nobel per la "pace") ha rafforzato la minaccia di attacchi militari contro l'Iran, raddoppiando il numero di portaerei nella regione. La decisione provocatoria aumenta il pericolo di una guerra nel Golfo Persico, e lo stesso vale per l'embargo de facto imposto sulle importazioni di petrolio iraniano, che viene però eluso dalle maggiori potenze extraeuropee (Cina su tutti). Washington ha avvertito che ogni tentativo di chiudere lo Stretto di Hormuz causerà una massiccia rappresaglia militare. Teheran aveva minacciato di chiudere il corso d'acqua, che trasporta circa un quinto del petrolio giornaliero scambiato nel mondo, se gli Stati Uniti e i loro alleati avessero bloccato le esportazioni di petrolio iraniano. La situazione rimane tesa. L'amministrazione Obama si muove minacciosa contro Teheran accompagnata da una campagna di crescente intensità sui media americani e internazionali volta a diffamare il regime iraniano e a creare il clima di opinione pubblica adatto per la guerra. Un flusso costante di editoriali e di commenti fornisce legittimità alle affermazioni (non dimostrate) che l'Iran stia sviluppando armi nucleari, mentre raffigurano il regime aggressivo, provocatorio – una minaccia alla pace regionale. In realtà, la descrizione, più acutamente, vale per la stessa amministrazione Obama, che ha dato la sua benedizione ad una guerra segreta di assassinio e sabotaggio. L'ultima vittima è stato lo scienziato nucleare iraniano Mostafa Ahmadi Roshan, ucciso da una bomba poche settimane fa, in un'operazione che ha tutte le caratteristiche del modus operandi dell'agenzia di intelligence israeliana (il Mossad). Migliaia di persone in lutto hanno partecipato al funerale di Roshan, con rabbia. La guida suprema iraniana, Ayatollah Ali Khamenei, ha accusato gli Stati Uniti e Israele di aver orchestrato il "vile assassinio", ed ha promesso di punire i responsabili. Da Washington, sono giunte ridicole smentite di un qualsiasi coinvolgimento americano nell'attentato, dichiarazioni che sono in netto contrasto con le discussioni, diffuse nei media e nei circoli "ufficiali", che accettano questi atti di terrorismo come "legittimi". Negli ultimi due anni, tre altri scienziati nucleari iraniani sono stati uccisi, una serie di attentati inspiegabili hanno avuto luogo in siti militari iraniani e un virus informatico è stato usato per infliggere danni a impianti nucleari. Tali attività criminali hanno il carattere di provocazioni deliberate, finalizzate alla produzione di ritorsioni da parte di Teheran che, a loro volta, infiammeranno ulteriormente le tensioni nel Golfo Persico, fornendo alla fine il casus belli. Anche le misure "punitive" economiche contro l'Iran sono atti di aggressione calcolata. Il 31 dicembre, il presidente Obama ha firmato un provvedimento che impone sanzioni alle società straniere che fanno affari con l'Iran. Le sanzioni non hanno nemmeno il paravento dell'approvazione delle Nazioni Unite, e significano che Washington può punire le società per lo svolgimento normale di attività commerciali legali. L'Unione Europea deciderà a breve su un embargo totale sulle importazioni di petrolio iraniano. Di fronte alla prospettiva di essere esclusi dal sistema finanziario americano, le banche europee stanno già limitando il loro coinvolgimento nel finanziamento del commercio con l'Iran. La Cina ha rifiutato di tornare in argomento sanzioni in sede Onu, ed ha respinto le chiamate degli Stati Uniti per ridurre le importazioni di petrolio iraniano. La risposta della Cina mette in evidenza lo scopo fondamentale della pulsione aggressiva dell'amministrazione Obama contro l'Iran: assicurarsi il dominio economico e politico in Medioriente, e quindi il controllo sulla fornitura di energia per i suoi rivali europei e asiatici. Il suo intervento nel Golfo Persico rischia di provocare una pericolosa e devastante guerra, che potrebbe coinvolgere l'intera regione e le grandi potenze.
Gabriele Sabetta
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