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Elezioni forensi: molto rumore per nulla


Il 2015 volge al termine ed il rompicapo delle elezioni per il rinnovo degli ordini non ha trovato ancora una soluzione. Come è noto, allo scadere del 2012 finalmente fu varata la tanto attesa legge di riforma dell'Ordinamento forense, dato che l'ultimo intervento in materia risaliva al lontano 1933. Frutto della collaborazione tra il CNF e l'OUA, la L. 247/12 ha introdotto, tra l'altro, le nuove norme per il rinnovo dei Consigli dell'Ordine, demandando poi ad apposito regolamento ministeriale la disciplina delle modalità. Si arriva così a novembre 2014, quando, con Decreto del Ministero della Giustizia n. 170/14, viene approvato il "Regolamento sulle modalità di elezione dei componenti dei consigli degli ordini circondariali forensi″, laddove all'art. 28, co. 3, viene previsto che <Ciascun elettore può esprimere un numero di voti non superiore ai due terzi dei consiglieri da eleggere, arrotondati per difetto. La strada per le nuove elezioni, quindi, sembrava tutta in discesa. Niente di più errato, perché da quel momento inizia il caos. Elezioni che si svolgono e vengono annullate; elezioni che vengono rimandate sine die; impugnazioni varie e pronunce giudiziarie che si susseguono>. Il tutto caratterizzato da un unico fil rouge: la contestazione di un Regolamento che permette il voto di una intera lista anche quando i relativi componenti siano di numero pari a tutti gli eleggibili. Da evidenziare, che già la Commissione di Giustizia del Senato aveva espresso delle riserve allorquando si trattò di dare un parere sull'emanando Regolamento, avendo segnalato l'opportunità di prevedere una modalità di votazione che garantisca non solo la tutela tendenzialmente paritaria dei generi, ma anche la garanzia delle minoranze, intese quali espressioni delle liste che non conseguono la vittoria elettorale. Principio non rispettato dalle nuove norme, così come sancito anche dalla Giustizia Amministrativa. Sono ben tre le pronunce del TAR del Lazio (n. 8332/2015, 8333/2015, 8334/2015) che accertano l'illegittimità degli artt. 7 e 9 del regolamento ministeriale de quo sotto tre profili. Le nuove regole, infatti, consentono all'elettore di esprimere un numero di preferenze pari al numero degli eligendi; consentono la presentazione di liste con un numero di candidati pari a quello dei consiglieri da eleggere; prevedono che le schede elettorali contengono un numero di righe pari al numero degli eligendi. A ciò si aggiunga che anche l'art. 14, co. 7, del Regolamento (Quando nell'ambito della graduatoria cosi' formatasi non risulta rispettata la quota di un terzo per il genere meno rappresentato, si forma una seconda graduatoria che, tenendo conto dei voti riportati da ciascun candidato consenta la composizione del consiglio nel rispetto della quota di un terzo di cui all'articolo 28 della legge. Tale seconda graduatoria viene formata sostituendo i candidati del genere piu' rappresentato eccedenti la quota dei due terzi e meno votati con i candidati del genere meno rappresentato che hanno conseguito il maggior numero di voti, sino al raggiungimento del terzo residuo. Non si fa luogo ad alcuna sostituzione nell'ipotesi in cui i candidati, risultanti ai primi posti utili per l'elezione, appartengono ad entrambi i generi nel rispetto della quota di almeno un terzo di quello meno rappresentato) sarebbe illegittimo perché, prevedendo un intervento correttivo a valle del procedimento elettorale, si pone in contrasto con i principi costituzionali in materia di tutela di genere. Ma a fronte delle pronunce del Tar del Lazio e delle numerose richieste di chiarimenti da parte degli operatori del diritto e delle numerose associazioni forensi, il Ministero della Giustizia ed il Consiglio Nazionale Forense si fanno notare per il loro silenzio. Allo stato, infatti, non si hanno notizie di provvedimenti che colmino il vuoto che si è venuto a creare e che aiutino a superare l'empasse, permettendo lo svolgimento di regolari elezioni per il rinnovo degli ordini, scevre da ogni polemica. Ci si augura che con l'approssimarsi della fine dell'anno qualcosa cambi e che l'anno nuovo porti la giusta serenità.

Valeria Noccioli

Avvocato del Foro di Roma

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